Ancona: 'Nel Nome di Lea', a teatro il racconto di Assisi, la città che ha sconfitto il Nazismo

E’la storia dei 300 ebrei rifugiati in Assisi che tra il 1943 e il 1944 riuscirono a scampare alla deportazione nazista grazie all’opera di un comitato clandestino formato da persone di diverse convinzioni politiche e religiose.
“Noi Ebrei rifugiati in Assisi non ci dimenticheremo mai di ciò che è stato fatto per la nostra salvezza. Perché in una persecuzione che annientò sei milioni di Ebrei, ad Assisi nessuno di noi è stato toccato”.
Così Il Prof. Emilio Viterbi, docente all’Università di Padova, raccontò la sua esperienza di rifugiato ebreo in Assisi. Assieme a lui molti furono gli ebrei che, a partire dall’autunno 1943, cercarono rifugio ad Assisi, cercando di confondersi con le centinaia di sfollati che arrivarono nella città di San Francesco.
Nacque così in città una vera e propria organizzazione clandestina di soccorso agli ebrei, coordinata dal Vescovo Monsignor Giuseppe Placido Nicolini e dal giovane Sacerdote Don Aldo Brunacci, nella quale erano attivi anche Padre Rufino Niccacci, guardiano di S. Damiano, ed i tipografi comunisti assisani Luigi e Trento Brizi.
L’opera teatrale che viene presentata alle Muse è il racconto( tutto basato su testimonianze e documenti storici) di quei fatti visti con gli occhi di una donna, Lea, giovane ebrea rifugiata ad Assisi all’epoca dei fatti ed oggi anziana signora impegnata in un’unica missione: non far dimenticare questa storia.
Questo è anche il racconto della tragedia che colpì la loro come le altre famiglie ebree italiane dopo l’emanazione delle leggi razziali. Una lenta ma inarrestabile discesa verso gli inferi.
I principali artefici della salvezza degli ebrei ad Assisi sono stati riconosciuti “ Giusti tra le Nazioni” ed i loro nomi compaiono nel Giardino dei Giusti allo Yad Vashem di Gerusalemme.
Della loro storia si è occupata la Survivors of the Shoah Visual History Foundation, la Fondazione creata dal regista Steven Spielberg allo scopo di raccogliere le testimonianze di tutti i sopravvissuti all’Olocausto e dei loro salvatori.
“Ad Assisi - sottolinea l’autore dell’opera teatrale Paolo Mirti - il coraggio e l’umanità di alcune persone hanno sconfitto il nazismo.
Per questo dobbiamo continuare a raccontare questa storia. Proprio come fa Lea.
Per commuoverci certo, ma anche per riflettere sul senso delle nostre azioni e sul peso delle nostre omissioni”.

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 13-02-2013 alle 12:00 sul giornale del 14 febbraio 2013 - 759 letture
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