PMI e transizione digitale: cresce l'uso del web ma mancano ancora le competenze

4' di lettura 13/01/2023 - Il processo di transizione digitale che riguarda le aziende italiane procede con fortune alterne e alcuni gap importanti ancora da colmare, sia nei confronti degli altri Paesi europei che tra le stesse grandi e piccole imprese italiane. Il quadro della situazione è caratterizzato, dunque, da luci e ombre, come mostrano le analisi più recenti sul fenomeno.

Transizione digitale, un obiettivo non più rimandabile

Ma perché si parla tanto di digitalizzazione delle imprese e degli enti pubblici? La risposta è abbastanza evidente: le nuove tecnologie, infatti, hanno rivoluzionato molti aspetti della nostra vita quotidiana cambiando il modo di approcciare le diverse attività e fornendo soluzioni avanzate per risolvere piccole e grandi problematiche. Rinunciare al digitale significherebbe oggi restare inesorabilmente indietro dal punto di vista sociale ed economico, con tutto ciò che ne consegue a ogni livello, per esempio in termini di opportunità di accesso individuale ai vari servizi oppure nell'ottica della competitività delle imprese.

Le tecnologie digitali non riguardano, infatti, soltanto l'uso di piattaforme per attività ampiamente diffuse come lo shopping online oppure la pratica di passatempi da casino come le slot machine rivisitati con grafiche accattivanti, ma anche tanti altri strumenti che hanno un impatto fondamentale sulla semplificazione della vita delle persone e sulla loro sicurezza. Ecco dunque l'importanza di investire per un obiettivo non più rimandabile, intorno al quale sia le istituzioni che i privati devono lavorare con grande attenzione.

Transizione digitale delle imprese: come si misura

Sappiamo bene che il tessuto economico italiano si fonda soprattutto sulle migliaia di piccole e medie imprese che quotidianamente affrontano il mercato, nonostante le tante difficoltà che soprattutto negli ultimi anni stanno intralciando la crescita delle stesse, per questo motivo favorire l'accesso e l'utilizzo delle nuove tecnologie alle PMI risulta essere un obiettivo primario per l'intero Paese.

Il processo di transizione digitale delle PMI fa riferimento, tuttavia, a un'ampia gamma di soluzioni tanto che il Digital Intensity Index (DII) utilizzato dall'Istat per valutare il grado di modernizzazione delle aziende tiene conto di ben 12 indicatori, i quali spaziano dalla presenza in azienda di specialisti ICT all'uso di internet per le riunioni a distanza, passando per la velocità della banda larga utilizzata e l'impiego di robot. Si considerano a un livello molto alto di digitalizzazione le imprese che presentano almeno 10 di queste attività, per poi scendere man mano di categoria fino ad arrivare al livello più basso, in cui si contano 3 o meno attività svolte delle 12 considerate.


Qual è la situazione delle PMI italiane

In generale, il DII restituisce un'immagine non del tutto negativa del rapporto tra PMI italiane e nuove tecnologie: nell'anno appena terminato, infatti, quasi il 70% delle aziende risulta aver avviato almeno 4 attività digitali, un dato non altissimo ma che consente di superare la media europea. A influire positivamente sull'indice complessivo è soprattutto il ricorso al lavoro da remoto, che oggi coinvolge più del 70% delle imprese spingendo in alto la quota delle realtà economiche che si servono di procedure e pratiche di sicurezza informatica.

La situazione, però, non è rosea su tutti i livelli, anzi su alcuni aspetti sembra ci sia ancora molto da fare per poter supportare adeguatamente la crescita delle piccole e medie imprese: un punto su tutti è quello delle competenze digitali, che risultano ancora carenti e che non permettono di coprire tutte le esigenze del momento. Gli specialisti in ambito ICT, infatti, non sono sufficienti per garantire una risposta alle necessità di tutte le imprese italiane e ciò ovviamente finisce per lasciare indietro soprattutto le entità più piccole e con meno potere di mercato.

Buone notizie invece sul fronte della connettività e dell'impatto ambientale: l'accesso a internet risulta infatti nettamente migliorato nel giro di un triennio e attualmente risulta che oltre il 50% degli addetti delle PMI si serve di una connessione internet per fini lavorativi (+23%), mentre è addirittura pari al 74,9% la percentuale delle imprese che utilizza nuove tecnologie tenendo presente l'aspetto ecologico, un dato che ci permette di essere secondi solo al Portogallo da questo punto di vista.

In chiaroscuro, infine, il comportamento delle nostre imprese per ciò che riguarda la cybersecurity, un tema caldo del quale tuttavia non tutti sembrano aver colto la reale importanza. Soprattutto le aziende più piccole, infatti, sia per la mancanza di competenze specifiche che per una questione economica rinuncia a stipulare assicurazioni contro gli incidenti informatici o ad adottare tecnologie avanzate di protezione dei sistemi interni: sono solo il 14,4%, infatti, a farlo, un valore che si riallinea alla media europea se si considerano le imprese con almeno 10 addetti.






Questo è un articolo pubblicato il 13-01-2023 alle 15:41 sul giornale del 13 gennaio 2023 - 36 letture

In questo articolo si parla di lavoro, redazione, articolo

Licenza Creative Commons L'indirizzo breve https://vivere.me/dMWN


logoEV
logoEV
qrcode